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ARTICOLO TRATTO DA "IL CITTADINO" DEL 05/9/2011 - Protezione civile mobilitata tra i campi per un’esercitazione

Vidardo. Protezione civile mobilitata tra i campi per un’esercitazione
Gioco di squadra: la vera risorsa per far fronte a ogni emergenza
 


Vidardo I carabinieri dell’Anc di Brugherio parlano di “cameratismo”, il Gispe di Pozzo d’Adda di “sinergia”, la Protezione civile Lodi Nord di “spirito di gruppo”. Comunque lo si voglia chiamare, è il gioco di squadra che salva la vita, spegne gli incendi e porta a buon fine il salvataggio. Parola dei 44 volontari che hanno partecipato alla maxi esercitazione organizzata lo scorso weekend dal gruppo di Protezione civile di Castiraga Vidardo, attendati con i loro mezzi vicino al campo sportivo. Tre intere giornate che hanno coinvolto anche altri nuclei volontari del territorio, a cominciare dai colleghi dell’Intercomunale Lodi Nord (Marudo, Graffignana, Valera Fratta, Caselle Lurani, Somaglia), poi gli operatori del 118 e i vigili del fuoco volontari di Sant’Angelo, l’Associazione nazionale carabinieri, il Gispe, il gruppo Monza Soccorso. Ogni nucleo è specializzato in particolari tipologie d’intervento, ogni uomo (o donna) ha il proprio ruolo e le proprie competenze. «Queste giornate servono a mantenere alto lo spirito di gruppo - dice Davide Moroni, coordinatore del gruppo Protezione civile Marudo - ma dal momento che, per fortuna, non capita tutti i giorni di dover gestire situazioni di grave emergenza, servono anche e soprattutto a consolidare le pratiche operative, per migliorare la sinergia tra i volontari dei diversi gruppi». Qualche esempio: il rogo di stoppe innescato sabato mattina è stato domato in una ventina di minuti grazie alla collaborazione fra i pompieri di Sant’Angelo e la squadra antincendio dell’Anc, che rimanendo sotto vento e muovendosi in direzioni convergenti, hanno accerchiato le fiamme fino a farle soffocare. Infine hanno provveduto ad arrotolare naspi e manichette, lasciando il campo al Gispe e alla Protezione civile, incaricati di raffreddare le ceneri e rivoltare il terreno. Stesso giorno, un’ora più tardi: nelle campagne oltre il cimitero, un ferito viene avvistato in posizione pericolosa, incastrato tra le saracinesche di un sistema di chiuse a quattro metri sotto il livello stradale, a strapiombo sopra una cascata. «Ogni situazione è diversa dall’altra, la teoria non basta» spiega Andrea Rossotti del Gispe, tra tutti i volontari coinvolti quello con più esperienza in fatto di verricelli e moschettoni, e perciò chiamato a coordinare l’operazione. «Bisogna saper leggere il terreno e trovare una soluzione in base alle contingenze, assicurandosi sempre di lavorare in modo da garantire la massima sicurezza». Detto, fatto: in poco più di un’ora una barella è stata calata all’altezza del ferito (già protagonista, il giorno precedente, di un recupero in notturna nelle basse del Lisone), due soccorritori appesi a un cavo l’hanno raggiunto, imbragato e infine tratto in salvo. Silvia Canevara

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